Quotes

P. A. Florenskij – 29 Novembre 1935

§ […] Ogni momento e ogni età non sono soltanto un ponte verso ciò che seguirà, ma soprattutto qualcosa di valido di per sé.
La grandezza nel futuro
non sostituirà ciò che ci è dato
ora, adesso, giorno per giorno.
Soltanto l’ombra illusoria
cresce e diventa più lunga
verso la fine, al tramonto dei nostri giorni.
Un germoglio, un bocciolo, un fiore e un frutto:
tutto vive della propria gioia,
ed è bello, fa piacere all’occhio.
Non aspettare, quindi ma gioisci ora.

[…] La vita non è affatto una festa e un divertimento continuo; nella vita ci sono molte cose mostruose, malvagie, tristi e sporche. Tuttavia, pur nella consapevolezza di tutto questo, bisogna avere dinanzi allo sguardo interiore l’armonia e cercare di realizzarla.

§ Florenkij, anche nel suo testamento, si rivolge ai figli scrivendo:
Osservate più spesso le stelle. Quando avrete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, quando qualcosa non vi riuscirà, quando la tempesta si scatenerà nel vostro animo, uscite all’aria aperta e intrattenetevi da soli col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete.

Pavel a. florenskij – lettere dal gulag 1933-1937 (Traduzione di g. guaita & l. charitonov)


[…] Every moment and every age are not only a bridge towards the future but mainly something with its own value.
The greatness of the future
can not replace what is given
now, day by day.
Only the illusive shadow
grows and stretches
near the end, at the sunset of our days.
A bud, a flower and a fruit:
everything lives of its own joy,
and it is beautiful, and it pleases the eye.
Do not wait, enjoy now.

[…] Life is not a continuous party or fun; life has many hideous, bad, sad and dirty aspects. Nevertheless, within this awareness, we need to have in front of our inner look harmony and the will to realize it.

§ Florenkij writes in his testament:
Look more often at the stars. When you will have a weight on your soul, look at the stars or at the blue of the sky. When you will feel sad, when they will offend you, when something will not succeed, when the storm will rage in your soul, get out into the fresh air and entertain yourself with the sky.

P. A. Florenskij – 12 Aprile 1935

§ […] Tutto passa, ma tutto rimane. Questa è la mia sensazione più profonda: che niente si perde completamente, niente svanisce, ma si conserva in qualche modo e da qualche parte. Ciò che ha valore rimane, anche se noi cessiamo di percepirlo. […] Perciò, anche se ci dispiace per il passato, abbiamo però la viva sensazione della sua eternità. Al passato non abbiamo detto addio per sempre, ma solo per breve tempo. Mi sembra che tutti gli uomini, di qualunque convinzione siano, nel profondo dell’anima abbiano in realtà questa stessa impressione. Senza questo, la vita diventerebbe insensata e vuota. […]

§§ […] Prima di tutto, senza dubbio lei sta facendo progressi nello scrivere, lo si vede dalle sue lettere. In secondo luogo, io non ho alcun dubbio che migliorerà a suo tempo. In terzo luogo, e questa è la cosa più importante, cerca di rendere la sua infanzia almeno un po’ gioiosa e luminosa. Mi rendo conto che farlo per te è molto difficile, ma fa’ questo sforzo lo stesso, perché lei possa avere ricordi piacevoli degli anni dell’infanzia. Raccontale qualcosa. Ciò la aiuterà a svilupparsi e le darà un interesse. La gioia della vita non è data dalle grandi opere, cioè da quelle che sembrano grandi ai grandi, ma da sciocchezze felicemente trovate: un pezzo di carta spesso dà più gioia di gioielli, e una scomodità, ma poetica, vale più di grosse comodità.

[…] Bisogna saper prendere dalle persone ciò che hanno e ciò che possono dare, ed esser capaci di non pretendere da loro ciò che non hanno e ciò che non possono dare.

Pavel a. florenskij – lettere dal gulag 1933-1937 (Traduzione di g. guaita & l. charitonov)


§ Florenkij si sta rivolgendo alla madre: ricorda prima le impressioni dell’infanzia trascorsa a Batumi e poi le sue convinzioni sulla concezione del tempo

§§ Qui Floresnkij sta scrivendo alla moglie parlandole della figlia minore (Tika, diminutivo di Maria Tinatin Pavlovna)

P. A. Florenskij – 29 Gennaio 1935

Cara Olecka,
[…] La natura è la migliore purificatrice. Si può stare in camera molti giorni inutilmente, mentre un’ora sola passata in mezzo alla natura ti farà comprendere ciò che non comprendevi prima. Le idee e la comprensione crescono e maturano, come le piante; non serve trafficare troppo attorno ad esse. Aspettando con pazienza fin quando un’idea diventi matura, otterrai un valore vero, ma producendo un’idea stentatamente, rischi di cadere in un valore apparente, che non farà che appesantire l’intelletto, ed essendo esso stesso inutile, impedirà la crescita anche di ciò che è utile. L’importante è che tu non abbia fretta e badi con tranquillità alla tua crescita: non perdere tempo a vuoto, ma non cercare neanche di affrettare la crescita, tutto verrà a suo tempo. […]

Pavel a. florenskij – lettere dal gulag 1933-1937 (Traduzione di g. guaita & l. charitonov)


Dear Olija,
[…] Nature is the best purifier. One can uselessly stay in the room many days, while one single hour spent in the wild will let you understand what you could not get earlier. Ideas and understanding grow up and mature, as plants; you should not trade with them too much. By waiting with patient till an idea becomes mature, you get a true value, but giving hardly rise to an idea, you risk following into an apparent value, which weighs down intellect and prevents the growth of what is truly useful. Do not rush and take care with peace of mind of your growth: do not waste time in empty, but ether hurry up your growth, everything will come in its time.

Dickinson – 1478

Look back on Time, with kindly eyes –
He doubtless did his best –
How softly sinks that trembling sun
In Human Nature’s West –


Pensa al tempo passato benevolmente –
ha senz’altro fatto il suo meglio –
con che dolcezza il sole tremulo affonda
nell’occidente della natura umana –

EMILY DICKINSON – POEMS, 1478


P. A. Florenskij – 8 Aprile 1934

Cara Olija,
[…] Cresci, studia, evolviti, impara a partecipare a quanto ha di migliore l’umanità: eccoti l’obietivo. Può darsi che M.A. non ritenga che tu possa migliorare ancora come musicista. E allora? Non vale forse la pena di lavorare per conseguire l’obiettivo di cui ti parlo io? […] né lei, né qualcun altro, può dire con sicurezza quali saranno i risultati degli studi. Succede abbastanza spesso che anche capacità eminenti, manifestatesi sulle prime brillantemente, in seguito decadano o al, contrario, che vi sia un risveglio improvviso delle capacità, dopo un inizio fiacco e scialbo. Ma non è possibile prevedere in anticipo né la prima né la seconda situazione, e in nessuno dei due casi si deve rinunciare al lavoro. Male è soltanto quando il movente, invece dell’interesse verso l’opera stessa, è la vanità e l’amor proprio che sostituisce la realtà con la propria persona. Voglio metterti in guardia proprio contro di questo. Tu interra la pianta, annaffiala, curala, e il resto, affidalo a una forza organizzatrice, perché produca ciò che può produrre. Non ostacolarla, non sollecitarla, sii serena. Niente al mondo si perde, e il lavoro porta sempre il suo frutto, anche se spesso è assai diverso da quello che speravi di conseguire.

Pavel a. florenskij – lettere dal gulag 1933-1937 (Traduzione di g. guaita & l. charitonov)


Dear Olija,
[…] Grow up, study, evolve, learn to take part to the best part of mankind: that is the goal. It might be that M.A. does not believe you will further improve more as musician. So what? Is not it worth to work to achieve the goal I mentioned to you? Neither her, nor anyone else, can foresee with confidence how the the studies will result. It happens quite often that even eminent skills, which have manifested themselves brilliantly at first, later on decay; or at the contrary, there might be a sudden wakes up of skills after a limp and dull beginning. But nobody can predict in advance neither the first nor the second outcome, and in neither case one has to give up the work. Bad is only when the reason, instead of being the interest in the work itself, is the vanity and self-love which replaces the reality with the person himself. I want to warn you exactly about this. Bury the plant, water it, take care of it, and all the rest, entrust it to a organizing force, such that it yields what it can yield. Do not stop it, do not urge it, be peaceful. Nothing is lost in the world, and the work always brings its fruit, even if often it is quite different from what you wished to get.

Pavel a. florenskij – letters from the gulag 1933-1937

P. A. Florenskij – 17 Gennaio 1934

Cara Olecka,
[…] Se nel leggere i libri, non capirai qualcosa, non turbarti, lo comprenderai a poco a poco in futuro. La bellezza non è una cosa nella quale si possa penetrare immediatamente. O meglio, e più precisamente, ci si può penetrare anche subito, ma dopo esserci rimasti accanto per un po’, e dopo che nell’animo i vari elementi assimilati progressivamente si sono composti insieme in maniera organica.

Pavel a. florenskij – lettere dal gulag 1933-1937 (Traduzione di g. guaita & l. charitonov)


<< Una delle cifre biografiche per penetrare nel mondo unitario di questo epistolario, solo in apparenza immediato, ma in realtà intriso di un linguaggio simbolico e allusivo, andrebbe ricercata in un frammento scritto dal pensatore russo in un quaderno degli anni Venti: “Non tradire mai le tue più profonde convinzioni interiori per nessuna ragione al mondo. Ricorda, che ogni compromesso porta a un nuovo compromesso, e così all’infinito”. >>

Dickinson – 815

The Luxury to apprehend
The Luxury ‘twould be
To look at Thee a single time
An Epicure of Me

In whatsoever Presence makes
Till for a further Food
I scarcely recollect to starve
So first am I supplied –

The Luxury to meditate
The Luxury it was
To banquet on thy Countenance
A Sumptuousness bestows

On plainer Days, whose Table far
As Certainty can see
Is laden with a single Crumb
The Consciousness of Thee.


Il Lusso di comprendere
Il Lusso che sarebbe
Guardarti una volta sola
fa un’Epicura di me

In Presenza di chiunque fa
Fino a che d’altro Cibo
A malapena rammento di aver fame
Tanto il primo mi ha saziata

Il Lusso di meditare
Il lusso che fu
Banchettare del tuo Volto
Una sontuosità conferisce

Ai Giorni più umili, la cui mensa
per quanto la Certezza possa vedere
E’ riempita da un’unica Briciola
La Consapevolezza di Te.

EMILY DICKINSON – POEMS, 815


Dickinson – 827

The only news I know
Is Bulletins all Day
From Immortality.

The only Shows I see –
Tomorrow and Today –
Perchance Eternity –

The only one I meet
Is God – The only Street –
Existence – This traversed

If other news there be –
Or Admirabler Show –
I’ll tell it You –


Le sole notizie che ho
sono Bollettini giornalieri
dall’Immortalità.

I soli spettacoli che vedo –
Il Domani e l’Oggi –
puo’ darsi l’Eternità –

Il solo essere che incontro
E’ Dio – La sola Strada –
L’Esistenza – traversata Questa

Se altre notizie ci sono –
o Spettacoli più ammirevoli –
Ve lo dirò –

EMILY DICKINSON – POEMS, 827


Etty – Settembre 1942

Spesso mi sono sentita, e ancora mi sento, come una nave che ha preso a bordo un carico prezioso: le funi vengono recise e ora la nave va, libera di navigare dappertutto. Dobbiamo essere la nostra propria patria. […]

Bisogna vivere con se stessi come con un popolo intero: allora si conoscono tutte le qualità degli uomini, buone e cattive. E se vogliamo perdonare agli altri, dobbiamo prima perdonare a noi stessi i nostri difetti.

È forse la cosa più difficile, come constato così spesso negli altri e un tempo anche in me, ora non più: sapersi perdonare per i propri difetti e per i propri errori. Il che significa anzitutto saperli generosamente accettare. […]

Essere fedeli a tutto ciò che si è cominciato spontaneamente, a volte fin troppo spontaneamente.
Essere fedeli a ogni sentimento, a ogni pensiero che ha cominciato a germogliare.
Essere fedeli a se stessi, a Dio, ai propri momenti migliori. E dovunque si è, esserci “al cento per cento”. Il mio “fare” consisterà nell'”essere”!

Etty Hillesum – Diario 1941-1943 (Traduzione di C. Passanti)


Concludo la sezione dei miei frammenti preferiti del diario di Etty Hillesum, con queste ultime righe risalenti al settembre 1942. Etty lasciò il campo di Westerbork un anno dopo. Verrà deportata ad Auschwitz, il 7 settembre del 1943. Da un finestrino del convoglio 12 di quel treno Etty gettò una cartolina che fu raccolta dai contadini: “Abbiamo lasciato il campo cantando”.

Il rigore letterario, la profondità filosofica e umana della Hillesum mi hanno profondamente scosso fin dalle sue prime pagine.

Pasternak – L’alba

You were the be-all in my destiny.
Then came the war, the devastation,
And for a long, long time there was
No word from you, not even a sign,

And after many, many years
I find again your voice disturbs me.
All night I read your testament —
And found my consciousness returning.

I’m drawn to people, to be one of a crowd,
To share their morning animation.
I’m ready to smash everything to smithereens
And make all kneel in schoolboy penance.

And so I dash down all the stairs
As if this were my first sortie
Into these streets and their deep snow
And pavements that long since died out.

Each way I turn I see awakenings, lights, comfort.
Men gulp their tea, they hurry to catch trolleys.
Within the space of a few minutes
You’d never recognize the town.

The blizzard weaves its nets in gateways
Out of the thickly falling flakes.
And all, to get to work in time,
Dash madly, hardly taking breakfast.

I feel for all these people
As if I’d been within their hides;
I feel I’m melting, even as the snow melts,
I feel I glower, even as the morning glowers.

The nameless ones are part of me.
Children also, the trees, and stay-at-homes.
All these are victors over me —
And therein lies my sole victory.


Tu eri tutto nel mio destino
poi vennero la guerra e lo sfacelo,
e a lungo, a lungo di te
non seppi più nulla.

E dopo molti, molti anni
la tua voce di nuovo mi ha turbato.
Tutta la notte ho letto i tuoi precetti,
rianimandomi come da un deliquio.

Voglio andar tra la gente, nella folla,
nell’animazione mattutina.
Sono pronto a ridurre tutto in schegge
e a mettere tutti in ginocchio.

Scendo di corsa le scale,
come se uscissi per la prima volta
su queste strade coperte di neve
e sul selciato deserto.

Spuntano ovunque fiammelle accoglienti,
la gente beve il tè, s’affretta ai tram,
nel giro di alcuni minuti
l’aspetto della città è irriconoscibile.

Nei portoni la bufera intreccia
una densa rete di fiocchi,
e per giungere in tempo tutti corrono,
senz’aver finito di mangiare.

Io sento per loro, per tutti,
come se fossi nella loro pelle,
mi sciolgo come si scioglie la neve,
come il mattino aggrotto le ciglia.

Con me sono persone senza nomi,
alberi, bimbi, gente casalinga.
Io sono vinto da tutti costoro,
e solo in questo è la mia vittoria.

BORIS PASTERNAK – POESIE (Traduzione di A. M. Ripellino)


“The nameless ones are part of me. | Children also, the trees, and stay-at-homes. | All these are victors over me — | And therein lies my sole victory.”