Category: Cristina Campo

C. Campo – 25 Gennaio 1959

[…] Ancora adesso non so bene come passino le settimane, che cosa ciascuna chieda o regali. Ci sono giorni meravigliosi – oggi sul lago di Bracciano per esempio – e giorni in cui fila sottilissimo il sangue. Ma la gioia è più importante, non è vero? e la bellezza dei luoghi così divina – come se in ogni angolo del mondo fosse sempre possibile ogni miracolo.
Le ho spedito il piccolo Williams, che spero le sia arrivato per il suo compleanno. Leone dice che non lo può sopportare. Io non l’ho mai amato come in questi giorni – in quest’aria di cose “che già s’afferrano al fondo” prima di cominciare il risveglio, in questo caos di letargo e di allarme che sembra mandare in pezzi il cielo di cristallo. Da Bracciano abbiamo portato mimose chiuse, pesanti, insieme a vecchi bambù morti, splendenti come l’argento.
Non so nulla di Mme W. Spero di mandarle la lettera molto presto.
Mi scriva presto, cara. E tenti di non pensare a se stessa – di non sentirsi al centro dei perché. Le sarà molto più facile trovare tutto naturale e perfetto. […]

CRISTINA CAMPO – [Da Lettera a Mita]


[…] Still now, I do not know how weeks pass by, what each of them asks for or get. There are such beautiful days – today on the Bracciano lake, for example – and days where the blood flows very thin. But joy is more important, isn’t it? and the beauty of some places are so divine – as if, in each corner of the world, a miracle could always happen.
I send to you the little Williams and I hope it did arrive in time for your birthday. Leone says that he can no stand him. I never loved him as in these days – in this air of things “that you can grab at the end” before the awakening start, in that chaos of lethargy and alert shattering the crystal sky. From Bracciano we brought some close and heavy mimosa, together with an old and dead bamboos, beautiful as the the silver.
I do no know anything about Mme W. I hope I can send her soon a letter.
Write me back soon, dear. And try not to think to yourself – try to not to feel at the center of your “whys”. You will find out everything much more natural and perfect. […]

[CRISTINA CAMPO – From “Lettere a Mita” Adelphi | My translation attempt – be patient]

C. Campo – Moriremo lontani, 1955

Moriremo lontani. Sarà molto
se poserò la guancia nel tuo palmo
a Capodanno; se nel mio la traccia
contemplerai di un’altra migrazione.

Dell’anima ben poco
sappiamo. Berrà forse dai bacini
delle concave notti senza passi,
poserà sotto aeree piantagioni
germinate dai sassi…

O signore e fratello! ma di noi
sopra una sola teca di cristallo
popoli studiosi scriveranno
forse, tra mille inverni:

“nessun vincolo univa questi morti
nella necropoli deserta”.

CRISTINA CAMPO – PASSO D’ADDIO [Da La Tigre]


We’ll die apart. It’ll be much
if I rest my cheek in our palm
for New Year’s; if in my own
you will trace another migration

We know very little
of the soul. Maybe it’ll drink from pools
of concave nights, stepless,
it’ll rest beneath flying crops
sprung from rocks…

O lord and brother! but maybe,
above a single crystal case
studious peoples will write,
of us, in a thousand winters:

«no ties held together these dead
in the deserted necropolis».

[Translated by Alex Valente]

C. Campo – Nobilissimi ieri

Nobilissimi ieri,
grazie per il silenzio,
l’astensione, la santa
gnosi della distanza,
il digiuno degli occhi, il veto dei veli,
la nera cordicella che annoda ai cieli
con centocinquanta volte sette nodi di seta
ogni tremito del polso,
augusto cànone dell’amore incommosso,
la danza divina del riserbo:
incendio imperiale che accende
come in Teofane il Greco e in Andrea Diacono,
di mille Tabor l’oro delle vostre cupole,
apre gli occhi del cuore negli azzurrissimi spalti,
riveste i torrioni di Sangue…

Che prossimità si spegne
come pioggia di cenere.

CRISTINA CAMPO – Poesia pubblicata in Conoscenza religiosa [I, 1977, p.97; poesia “sacra” consegnata, insieme ad altre, da Cristina Campo alla rivista diretta da Elémire Zolla pochi giorni prima di morire]
Per queste poesie Cristina aveva preparato con cura le note che seguono. Come spiega lei stessa: “Per chi non abbia familiari i riti e gli usi della Chiesa cristiana d’Oriente (soprattutto bizantino-slava di cui si tratta qui) sembra necessaria qualche nota, sia sugli inerti liturgici bizantini e latini, sia sui riferimenti scritturali, soprattutto alcuni passi di san Paolo che legano l’una all’altra, in un modo on nell’altro, tutte le poesie”.

La nera cordicella, il rosario orientale: 150 nodi di lana e seta, formati a loro volta di sette nodi ciascuno. Lo si avvolge al polso sinistro e serve a contare le prostrazioni rituali.
Teofane il Greco, il massimo maestro delle icone di Novgorod, e il suo allievo Andrea Rublev.

[Da: La Tigre Assenza – Adelphi 239. A cura e con nota di Margherita Pieracci Harwell]


Most noble hierarchs,
thanks for the silence,
abstention, holy
gnosis of distance,
the fasting of the eyes, the veto of the veils,
the black cord that ties the sky
one hundred and fifty times seven knots of silk
each tremor of the pulse,
the august rule of untroubled love,
the divine dance of the reserve:
imperial fire that kindles,
as in Theophanes the Greek and Andrew the Deacon,
of a thousand Tabor the gold of your domes,
open the eyes of the heart on the azure glazes,
and clothes the dungeons with Blood…

That proximity extinguishes
like a shower of ashes.