Quando dico: in un modo o nell’altro ho chiuso i conti con la vita, non è per rassegnazione. […] No, è un vivere la vita mille volte minuto per minuto, e anche un lasciare spazio al dolore, spazio che non può essere piccolo, oggi. E fa poi gran differenza se in un secolo è l’Inquisizione a far soffrire gli uomin, o la guerra e i pogrom in un altro? Il dolore ha sempre preteso il suo posto e i suoi diritti, in una forma o nell’altra. Quel che conta è il modo con cui lo si sopporta, e se si è in grado di integrarlo nella propria vita e , insieme, di accettare ugualmente la vita. […]
Si può essere stanchi come cani dopo aver fatto una lunga camminata o una lunga coda, ma anche questo fa parte della vita, e dentro di te c’è qualcosa che non ti abbandonerà mai più.
Etty Hillesum – Diario 1941-1943 (Traduzione di C. Passanti)